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venerdì 30 novembre 2012

Racconti dal carcere: "Si parte e si torna insieme" di Natascia Grbic


Postiamo una lettera di una compagna di Roma, arrestata durante gli scontri dello scorso 14 novembre a Roma e pubblicata dal portale Unicommon. La ragazza si chiama Natascia Grbic e racconta l'esperienza di una breve detenzione a Rebibbia, dove le tante assurdità del sistema carcerario italiano si intrecciano alle storie di profonda umanità tra detenute e alla sensazione di non sentirsi sola in quelle celle, neanche per un istante: 
"Ci ho messo un po’ a decidere di buttare giù queste righe. Ripercorrere con la mente certi momenti non è facile, soprattutto se sei stato vittima di quello che uno a volte anche astrattamente chiama “repressione dello Stato”.

giovedì 29 novembre 2012

30 novembre ad Officina99 - Sosteniamo le spese legali degli attivisti di Terzigno

Venerdì 30 novembre ad Officina99 non sarà una serata come le altre. Il centro sociale di Gianturco mette a disposizione la struttura per raccogliere fondi per sostenere le spese legali dei/lle compagni/e caduti nella rete repressiva dello Stato dopo aver difeso il proprio territorio in occasione delle proteste contro la costruzione della megadiscarica di Terzigno.

mercoledì 28 novembre 2012

Altro che Primarie, Torre vuole rispetto

Ciò che si semina si raccoglie, a Torre del Greco come in tutto il globo. Queste "primarie farsa" del centrosinistra (sotto i più svariati profili: costituzionale, elettorale, regolamentare e della coalizione in sè, che era monca di un alleato quasi certo come l'UDC), che resteranno nella storia solo per la fantasiosa trovata di sborsare 2 euro per poter esprimere la preferenza, dopo tutti i soldi che si pappano i partiti per mandare avanti il proprio apparato clientelare, non potevano passare inosservate nella nostra città.

martedì 27 novembre 2012

Una città alla deriva, prendiamo esempio da Taranto

Oggi a Taranto gli operai hanno occupato l'Ilva, quel mostro produttore di acciaio e tumori che, in nome dell'ideologia lavorista dominante nel secolo scorso, ha avvelenato per anni una delle terre più belle del mezzogiorno, inquinando lo Ionio, distruggendo ogni speranza di diversificazione produttiva e rendendo il rione Tamburi (quello dove è ambientato "Io speriamo che me la cavo", per intenderci) il luogo più invivibile del paese, dove il cielo perennemente grigio rimanda a panorami molto diversi dalla paradisiaca costa pugliese.