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lunedì 10 giugno 2013

Stefano Cucchi vive, i morti vestono gli abiti di STATO

Stefano Cucchi era un ragazzo come noi, con tutti i problemi che possono avere dei 30enni che vivono in una grande città e rimangono invischiati in piccoli reati, scaturiti per la maggior parte dalle assurde leggi proibizioniste che infestano il nostro codice penale.
Stefano Cucchi era un ragazzo esile, di quelli che a guardarli bene non fanno paura ad una mosca, ma infondeva simpatia al primo impatto con quel sorriso grande e bello che sfoggiava beffardo sulle tante foto condivise dalla sorella dopo quel tragico arresto.
Stefano Cucchi è entrato nel sistema penitenziario italiano il 15 ottobre del 2009 coi propri piedi e ne è uscito dentro ad una bara il 22 ottobre 2009.
I carcerieri di Stefano Cucchi, insieme ai carabinieri che lo arrestarono ed a medici e infermieri dell'ospedale Pertini di Roma sono stati processati per la morte del ragazzo romano, che Giovanardi ha definito "spacciatore abituale, anoressico, tossicodipendente, zombi".
Assoluzioni, assoluzioni e pene ridicole per gli infermieri. Sono state queste le risposte che la magistratura italiana ha fornito alla famiglia Cucchi, più illazioni varie sulla condotta morale di Stefano e qualche dito medio ostentato nelle aule di tribunale, che ben si sposava con la oramai fiabesca iscrizione "LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI".
A noi della verità processuale francamente non ce ne frega un cazzo e vogliamo ricordare ai nostri concittadini, specie ai più giovani ed ai coetanei di Stefano, che la morte di quel ragazzo non è imputabile al fato.
Stefano Cucchi è stato assassinato una prima volta dallo STATO e, con le sentenze del 5 giugno 2013, anche la sua memoria è stata definitivamente uccisa.
Non ci sono parole, ma solo tantissima solidarietà verso Ilaria Cucchi e la sua famiglia ed odio, niente di più.

Di seguito alcune foto dei manifesti dedicati a Stefano, affissi per le vie di Torre del Greco: