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domenica 16 dicembre 2012

Non parlo - Non vedo - Non sento

Quanta retorica ieri mattina (sabato 15 dicembre) all'incontro organizzato dalla Cgil campana su welfare e sanità. E' bastato ascoltare il primo intervento, quello del sindaco Malinconico, per capire quale fosse l'andazzo della mattinata, alla quale - come si leggeva sui manifesti affissi per le strade della città e che tra l'altro invitavano i torresi ad intervenire - avrebbe dovuto partecipare anche Maurizio D'Amora, direttore generale dell'Asl Na3Sud e spietato esecutore delle decisioni prese a livello regionale in tema di sanità pubblica.

Al manager che - assieme all'assessore Sommese e al politico locale Donadio - rappresenta il triangolo della gestione politico-clientelare della sanità nel distretto torrese-boschese, avremmo voluto riservare un'accoglienza con i fiocchi, ma ovviamente l'odore di contestazione era nell'aria (prova eloquenti la presenza di alcuni tatzebao affissi nella notte fuori al bottazzi e poi prontamente fatti rimuovere) e D'Amora ha evitato volentieri l'incontro. 
I cigiellini, dal canto loro, dietro l'apparente e falsa politica dei 'baci e abbracci per tutti' in pieno stile democristiano avevano nell'incontro di ieri un buon terreno per trovare nuovi equilibri e sistemare alcuni conti in sospeso tra correnti e aree sindacali. Un bel marchettone insomma, e a nulla servono i dati letti giorni fa sulle pagine de 'Il Mattino' che ancora una volta riportava la 'lista della spesa' dando notizia dei 134 posti letto previsti per il Maresca dalla delibera 830 dello scorso 28 luglio 2011, la famosa delibera strappata con i denti dalla cittadinanza due stagioni passate bloccando l'autostrada Na-Sa in segno di protesta contro il piano di riassetto della sanità campana.
Proprio sulla delibera 830 (ancora inapplicata, ovviamente) il buon D'Amora ha recitato per parecchi mesi la parte del comico d'avanspettacolo, firmando verbali in presenza del comitato pro maresca garantendo sull'attuazione della stessa; annunciando poi l'imminente arrivo di personale (qualcuno ha visto medici o infermieri?); e, comunque, in linea generale, tenendo sempre un atteggiamento autoritario nonostante la realtà dei fatti lo sbugiardi ampiamente e fa i conti con un ospedale ridotto ai minimi termini dove va elogiato il grosso impegno lavorativo dei medici ma, allo stesso tempo, anche la grossa commistione che coinvolge lo stesso personale sanitario a partiti e sindacati. 
Tutti un pò imparentati insomma (salvo l'impegno di pochissimi personaggi del personale), e stamattina avrebbero voluto mandare in onda l'ennesima puntata della retorica politica torrese di fronte all'argomento sanità e sullo stato di 'malato terminale' in cui versa la struttura di via Montedoro. 
In questo finto e poco confortante teatrino della politica, un gruppo di cittadini, quasi tutti già impegnati sulla vicenda Maresca, non ha voluto che tutto andasse secondo i loro piani, esponendo un disappunto autorganizzato contro la falsità costruita mattone su mattone da partiti e sindacali confederali. Una contestazione fuori programma e presa male da una platea molto ben abituata a compiacersi di sè stessa e delle proprie strutture, anche su argomenti per i quali c'è ben poco di cui compiacersi, proprio come la sanità campana
Sicuramente a questa vivace contestazione scaturiranno processi di indignazione collettiva in seno alla politica locale di Torre del Greco che rispediamo anticipatamente al mittente, invitando i solerti amministratori e sindacalisti locali a trovare soluzioni per l'emergenza non solo sanitaria ma anche per tutti quei comparti in crisi di cui abbiamo già parlato nel volantino 'Adesso ve ne diciamo quattro': crisi dei marittimi, crack Deiulemar e crisi risparmiatori, dissesto della scuola pubblica e il già discusso debito sanitario, tutti spaccati di una crisi strutturale di fronte la quale se la classe politica locale nulla può, nemmeno può far ingoiare il solito marchettone mentre fuori la disoccupazione aumenta, i redditi si contraggono e i contratti diventano sempre più precari.
Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario