Quanto è facile trovare il capro espiatorio, Roberto Palomba primario di
chirurgia degli ‘Ospedali riuniti del golfo vesuviano’ (che racchiude il
Maresca di Torre del Greco e il Sant’Anna di Boscotrecase) è il nuovo mostro
sbattuto di qua e di là dopo la morte della povera Tommasina De Laurentiis, la
giovanissima 25enne di Torre Annunziata deceduta in seguito ad un banale
intervento alla colecisti.
Un intervento eseguito da Palomba e dal suo staff che si è concluso nel peggiore dei modi, scatenando dapprima la rabbia dei familiari e poi la solidarietà di un’intera comunità, quella boschese-torrese, che ha voluto in maniera collettiva condividere il dolore per questo ennesimo caso di morte in corsia ospedaliera. Sul quale, ovviamente, si sono subito accesi i riflettori della magistratura che ha inondato di avvisi di garanzia l’intera equipe medica impegnata la scorsa settimana nella sala operatoria del Sant’Anna di Boscotrecase: all’apertura di un’inchiesta da parte della Procura per risalire a responsabilità di medici e infermieri per la presunta recisione dell’aorta addominale e della vena cava di Tommasina, segue la ‘purga’ confezionata dal Direttore generale dell’Asl Na3Sud Maurizio D’Amora che mette al confino Palomba, allontanandolo almeno per il momento dalle sale operatorie per relegarlo a semplice lavoro di ufficio.
Un intervento eseguito da Palomba e dal suo staff che si è concluso nel peggiore dei modi, scatenando dapprima la rabbia dei familiari e poi la solidarietà di un’intera comunità, quella boschese-torrese, che ha voluto in maniera collettiva condividere il dolore per questo ennesimo caso di morte in corsia ospedaliera. Sul quale, ovviamente, si sono subito accesi i riflettori della magistratura che ha inondato di avvisi di garanzia l’intera equipe medica impegnata la scorsa settimana nella sala operatoria del Sant’Anna di Boscotrecase: all’apertura di un’inchiesta da parte della Procura per risalire a responsabilità di medici e infermieri per la presunta recisione dell’aorta addominale e della vena cava di Tommasina, segue la ‘purga’ confezionata dal Direttore generale dell’Asl Na3Sud Maurizio D’Amora che mette al confino Palomba, allontanandolo almeno per il momento dalle sale operatorie per relegarlo a semplice lavoro di ufficio.
Da affermato chirurgo del napoletano a semplice firma
carte di un ospedale di provincia, da giovanissima e solare mamma a triste
simbolo della mala sanità made in Campania: le storie di Tommasina De
Laurentiis e di Roberto Palomba non possono spiegarsi con la riduttiva logica
di ‘vittima e carnefice’, né tantomeno con la trita e ritrita cantilena per la
quale la struttura boschese è mal funzionante mentre al Maresca si salvano le
persone. Sono entrambe tragiche cartine di tornasole della gestione clientelare
- durante i passati decenni - del servizio sanitario regionale e dei piani di
rientro – attualmente in corso, vedi il decreto 49 ‘Zuccatelli’ - per
‘razionalizzare’ un sistema indebitato e usurpato dagli stessi politici,
sindacalisti e personale sanitario che hanno fatto della sanità la scacchiera
dove raggiungere delicati ed incrociati equilibri tra forze politiche da
accontentare, richieste sindacali da assecondare e medici o infermieri da
assumere per far quadrare i conti tra le aree partitiche e le correnti
sindacali che hanno fatto il bello e il cattivo tempo nella governance regionale e nazionale.
Ospedali, reparti, corsie e pronto soccorsi sono stati per decenni la valvola
di sfogo di questi personaggi e delle relative strutture di potere, che ora ci
impongono sacrifici per risolvere il debito e razionalizzare il sistema
sopprimendo servizi, prestazioni e, allo stesso tempo, rincarando in maniera
spropositata sui ticket sanitari. A tali misure di austerità va aggiunto il
blocco delle assunzioni di operatori sanitari che di fatto lascia le strutture
sanitarie prive delle risorse umane necessarie ad assicurare assistenza medica
ai cittadini. Questa emergenza è diventata ormai cronica al Maresca, con turni
massacranti soprattutto al pronto soccorso e al laboratorio di analisi, due dei
pochissimi servizi ancora attivi nel deserto di Via Montedoro, che con estrema
difficoltà ancora riescono a garantire cure di primaria importanza ad un’utenza
di circa 300mila abitanti. Le stesse difficoltà, ritornando alla scomparsa di
Tommasina, con le quali il dottor Roberto Palomba ha ricoperto (e ricopre
ancora, in attesa che la Magistratura faccia luce sul caso) il delicato ruolo
di primario tra due strutture distanti tra loro quasi dieci chilometri,
sottostando a turni infernali e a spostamenti continui tra Torre del Greco e
Boscotrecase, con pazienti smistati in ambulanza da un nosocomio all’altro come
se fossero palline di un flipper, tra analisi, diagnosi mediche e tracciati
cardiaci inviati tramite fax e tante altre brutte storie che il più delle volte,
purtroppo, restano tra quattro mura di un padiglione senza nemmeno poter
rivendicare giustizia e verità.
Roberto Palomba ha 65 anni, forse un po’ troppi
per essere il responsabile di due reparti a distanza tra loro. Probabilmente
sarebbe difficile anche per un professionista più giovane. Ma il fatto che lo
stesso Palomba qualche mese fa sia stato colpito da un grave malore mentre era
a lavoro tra bisturi e garze per i reparti del Maresca dovrebbe aprire delle
serie riflessioni sui modelli e i piani di riorganizzazione della rete sanitaria
pensati dalla Regione Campania e man mano attuati dalla aziende sanitarie
locali. In particolare, quella guidata da Maurizio D’Amora – AslNa3Sud – ha
dapprima mentito spudoratamente per mesi sull’attuazione della delibera 830
(ottenuta con la lotta dalla popolazione in seguito ad oltre tre ore di
occupazione della tratta autostradale Na-Sa) che avrebbe assicurato ben 134 posti
letto al Maresca, e poi a più riprese sull’arrivo di personale medico (tra cui
anche chirurghi) che avrebbe dovuto dar manforte ad un personale ridotto
all’osso. Medici e posti letto, chi li ha visti? Anzi, il timore più grosso è
la chiusura imminente di quel che resta della chirurgia del Maresca di Torre
del Greco, guidata proprio da Palomba, il cui declassamento a lavoro di ufficio
potrebbe fornire un assist d’oro al duo Regione – Asl per attuare a stretto
giro quanto previsto per il Maresca dal decreto 49, cioè lungodegenza e
riabilitazione, più una lunga serie di ambulatori che ovviamente non servono a
garantire l’emergenza e l’urgenza sanitaria.
Un ridimensionamento sponsorizzato
ovviamente dai signorotti locali delle cliniche private e dei centri
convenzionati, ben ammanigliati con i baronetti seduti ai piani alti dei
palazzi del potere in uno scambio continuo di voti, assunzioni nel comparto
sanitario, assegnazioni di incarichi e primariati e manovre volte a favorire le
strutture private (profittevoli per pochi noti) a discapito dell’oramai svendutissima
sanità pubblica. Tommasina non è morta per fatalità, e semmai fosse possibile
dare un nome e cognome a chi per stanchezza, superficialità o altro ha
sbagliato in quella sala operatoria, non si è mai ripetitivi nell’ indicare nei
signori Bassolino, Montemarano, De Mita, Sommese, Caldoro e tutti i loro
scagnozzi politici presenti sul nostro territorio assieme ai loro sodali
rinchiusi nelle stanze dell’Asl i veri mandanti di questo tragico lutto.
Tommasina vittima dei tagli al servizio
sanitario e delle misure di austerità quali ricette invocate o implicitamente
riconosciute da partiti e forze politiche per rientrare dal debito che essi
stessi hanno prodotto. Maiali, la salute non è una merce