Non sarà forse la vittoria della guerra, ma quella
di un’altra importante battaglia sicuramente sì.
L’ormai tristemente celebre Tessera del tifoso (o
del Viminale, se vogliamo), il provvedimento governativo più odiato dall’intero
panorama ultras italiano ed indigesto a chiunque sia dotato di un minimo di
amor proprio e delle proprie libertà civili, subisce un altro duro colpo grazie
all’intraprendenza – ed alla tenacia, ci vien da aggiungere – dell’AS Roma e del
suo pool di consulenti legali. Già in passato, infatti, la società capitolina
(imitata poi da altre compagini) si era resa protagonista di iniziative volte a
superare, facendo leva esclusivamente sulle ragioni del diritto, la misura
restrittiva introdotta nel 2009 dall’allora Ministro degli Interni Roberto
Maroni, definita da più parti come “l’anticamera della carta sui diritti
civili, un provvedimento da ventennio”.
Risale a qualche tempo fa la “AS Roma Club Home”,
una fidelity card varata dal club giallorosso che consentiva ai suoi possessori
l’ingresso a tutte le partite casalinghe anche in assenza della Tessera del tifoso,
il cui possesso rappresenta condizione imprescindibile per poter sottoscrivere
un abbonamento annuale.
È di appena qualche giorno fa, invece,
l’introduzione dell’ “AS Roma Club Away”
la cui sottoscrizione – di durata triennale ed al costo di 20 euro –
consentirà dal prossimo 4 aprile di acquistare biglietti per seguire anche in
trasferta la propria squadra del cuore.
Tanti e di specifico peso i vantaggi rispetto all’odioso
provvedimento maroniano:
·
L’assenza di un chip Rfid (Radio
Frequency Identification)
·
L’essere svincolata da qualsiasi circuito
bancario
· La non necessità di sottoscrivere un codice
etico (del tipo "se non fai il bravo, te la ritiriamo") per l’acquisto
· L’esistenza di un codice a barre, che consente
di tener conto dei precedenti acquisti di biglietti in modo tale da “premiare”
i più assidui delle trasferte, secondo un sistema che si avvicina tanto a
quello delle membership cards britanniche.
Tenacia ed innovazione, dunque, al servizio di un
movimento che non è contrario ad un generale processo di fidelizzazione nei
confronti della propria società, quanto piuttosto alla circostanza che le linee
guida dello stesso fossero dettate dalle Questure.
Dicevamo però della vittoria di una battaglia, e
non ancora della guerra.
Per quella, bisognerà attendere che i parlamentari
di turno (e qui ci vien da sorridere) si decidano ad eliminare o quantomeno
modificare l’art.9 della l. 41/2007, delle “Nuove prescrizioni per le società organizzatrici di
competizioni riguardanti il gioco del calcio”:
Art. 9.
1. E'
fatto divieto alle società organizzatrici di competizioni riguardanti il gioco
del calcio, responsabili della emissione, distribuzione, vendita e cessione dei
titoli di accesso, di cui al decreto ministeriale 6 giugno 2005 del Ministro
dell'interno, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 150 del 30 giugno 2005, di
emettere, vendere o distribuire titoli di accesso a soggetti che siano stati (e non "che siano") destinatari
di provvedimenti di cui all'articolo 6 della legge 13 dicembre 1989*, n. 401,
ovvero a soggetti che siano stati, comunque, condannati, anche con sentenza non
definitiva, per reati commessi in occasione o a causa di manifestazioni
sportive (e non solo “negli ultimi cinque anni”, come
pure vogliono far credere).
*Art. 6 l. 401/1989
L’autorità di pubblica
sicurezza può sempre ordinare il divieto di accesso ai luoghi dove si svolgono competizioni agonistiche alle persone
che vi si rechino con armi improprie, o che siano state condannate o che risultino denunciate per aver preso parte
attiva a episodi di violenza in occasione o a causa di manifestazioni sportive, o che nelle stesse circostanze abbiano
incitato o inneggiato alla violenza con grida o con scritte.
Come per dire: il coltello è ancora dalla loro parte, ma se nel
frattempo un’altra importante crepa è stata aperta in questo poliziesco sistema
e se lo stesso articolo 9 tende ad essere interpretato in maniera talvolta più morbida (non letterale, per intenderci),
è solo grazie all’ostinazione di chi mai ha accettato di subire passivamente
questo perverso disegno di eliminazione dagli stadi italiani, calpestatore di
quei più elementari diritti che troppo spesso – nel calcio come nella vita – ci
si dimentica di poter vantare.
NO ALLA TESSERA DEL TIFOSO